Proclamazione del 1763, proclamazione dichiarata dalla corona britannica alla fine della guerra franco-indiana in Nord America, intesa principalmente a conciliare i nativi americani controllando l’invasione dei coloni nelle loro terre. Nei secoli successivi alla proclamazione, è diventata una delle pietre miliari del diritto dei nativi americani negli Stati Uniti e in Canada.
Dopo che le lamentele degli indiani avevano portato all’inizio della guerra di Pontiac (1763-64), le autorità britanniche decisero di sottomettere le rivalità e gli abusi intercoloniali affrontando i problemi dei nativi americani nel loro insieme. A tal fine, il proclama organizzò nuovi territori britannici in America – le province di Quebec, Florida orientale e occidentale, e Grenada (nelle isole Windward) – e una vasta riserva indiana amministrata dai britannici a ovest degli Appalachi, da sud della Baia di Hudson a nord delle Florida. Proibiva l’insediamento nel territorio indiano, ordinava ai coloni già presenti di ritirarsi e limitava rigorosamente gli insediamenti futuri. Per la prima volta nella storia della colonizzazione europea nel Nuovo Mondo, il proclama formalizzò il concetto di titoli di proprietà dei nativi americani, proibendo il rilascio di brevetti per qualsiasi terra rivendicata da una tribù a meno che il titolo indiano non fosse stato prima estinto per acquisto o trattato:
E considerando che è giusto e ragionevole ed essenziale per il nostro interesse e la sicurezza delle nostre colonie che le varie nazioni o tribù di indiani con cui siamo legati, e che vivono sotto la nostra protezione, non siano molestate o disturbate nel possesso di quelle parti dei nostri domini e territori che, non essendo stati ceduti o acquistati da noi, sono riservati a loro, o a qualcuno di loro, come loro territori di caccia; Pertanto…dichiariamo che è nostra reale volontà e piacere che nessun governatore o comandante in capo, in nessuna delle nostre colonie del Quebec, della Florida orientale o della Florida occidentale, presuma, con qualsiasi pretesto, di concedere mandati di perizia o rilasciare brevetti per terre oltre i confini dei loro rispettivi governi….
E considerando che sono state commesse grandi frodi e abusi nell’acquisto delle terre degli indiani, con grande pregiudizio dei nostri interessi e con grande insoddisfazione dei suddetti indiani; allo scopo, quindi, di prevenire tali irregolarità per il futuro, e allo scopo che gli indiani possano essere convinti della nostra giustizia e della nostra determinata risoluzione di rimuovere ogni ragionevole causa di malcontento, noi…noi ingiungiamo e richiediamo rigorosamente che nessun privato presuma di acquistare da detti indiani le terre loro riservate in quelle parti delle nostre colonie in cui abbiamo ritenuto opportuno consentire l’insediamento; ma che se in qualsiasi momento qualcuno dei detti indiani dovesse essere incline a disporre di dette terre, le stesse saranno acquistate solo per noi, a nostro nome, in qualche riunione pubblica o assemblea dei detti indiani, da tenersi a tale scopo dal governatore o dal comandante in capo della nostra colonia, rispettivamente, all’interno della quale esse si trovano.
Anche se non intendeva alterare i confini occidentali, il proclama era comunque offensivo per le colonie come un’indebita interferenza nei loro affari. I trattati successivi alla guerra di Pontiac tracciarono una linea di insediamento più accettabile per i coloni (vedi Fort Stanwix, trattati di), ma il continuo movimento verso ovest dei pionieri e l’inosservanza delle disposizioni del proclama da parte dei coloni evocarono decenni di continua guerra indiana in tutta l’area. L’aggiunta dell’equilibrio del territorio a nord del fiume Ohio al Quebec nel 1774 esacerbò ulteriormente il conflitto coloniale con la Gran Bretagna.
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