Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, detto anche Chiesa ortodossa di Antiochia, patriarcato ortodosso orientale autocefalo (ecclesiasticamente indipendente), terzo per grado onorifico dopo le chiese di Costantinopoli e Alessandria; è la più grande chiesa cristiana araba del Medio Oriente.
L’autorità del patriarca greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente fu limitata dopo il Concilio di Calcedonia (451) alla comunità conosciuta come Romani, o Melchiti (uomini dell’imperatore), perché erano in comunione con l’imperatore bizantino, o romano orientale. La lingua letteraria di questa comunità era il greco, ma dal IX secolo in poi c’erano parrocchie dove l’arabo era l’unica lingua generalmente conosciuta, e quindi parti delle funzioni religiose venivano tradotte in arabo. Nei tempi moderni la Chiesa ortodossa di Antiochia ha assunto il carattere di un’istituzione ortodossa orientale araba.
Dal XIV secolo il patriarca risiede a Damasco, in Siria, mentre l’antica città di Antiochia, situata in territorio turco, è rimasta una piccola città. Dal 1899 il patriarca e tutti i suoi vescovi sono arabi. Ci sono metropoliti sotto la sua giurisdizione in Siria (Homs, Hama, Aleppo, al-Lādhiqīyah, e as-Suwaydā), Libano (Beirut, Tripoli, al-Ḥadath, Ḥalbā, Zaḥlah, e Marj ʿUyūn), e Baghdad; diverse nuove sedi vescovili sono state stabilite in Nord e Sud America e in Australia. La principale lingua liturgica è ora l’arabo, anche se il greco è ancora usato, e l’inglese è stato adottato negli Stati Uniti.
Il numero di fedeli della Chiesa ortodossa di Antiochia si avvicina a 1.100.000; in Siria è la più grande comunità cristiana, mentre in Libano è seconda solo alla Chiesa maronita. Dalla seconda guerra mondiale, un attivo movimento giovanile ha fornito una nuova leadership nella chiesa. A Dayr al-Balmand, vicino a Tripoli, in Libano, è stata istituita una scuola teologica per laureati, mentre diversi vescovi e teologi sono stati attivi nel Consiglio Mondiale delle Chiese.
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