La perdita dell’udito indotta dal rumore può essere reversibile

author
1 minute, 33 seconds Read

L’esposizione a forti rumori e scoppi può danneggiare la coclea e causare la perdita dell’udito indotta dal rumore. Studi precedenti sostenevano che la NIHL sarebbe stata irreversibile se la struttura estremamente delicata della coclea fosse stata danneggiata.
Tuttavia, i danni alle cellule ciliate e nervose, causati per esempio da rumori forti e scoppi, potrebbero essere reversibili, secondo uno studio dei ricercatori della Stanford University of Medicine.
I risultati dello studio potrebbero portare allo sviluppo futuro di farmaci e tecniche chirurgiche che potrebbero ridurre qualsiasi danno permanente alla coclea, se il trattamento viene iniziato subito dopo lo scoppio.

Buone notizie per soldati e civili

I danni all’orecchio sono una condizione prevalente tra i veterani e i civili in zone di guerra, in quanto sono frequentemente esposti a molti rumori forti e pressioni di esplosione.
Più del 60% dei veterani feriti soffrono di gravi problemi di udito, come lesioni al timpano, tinnito e perdita di udito. Anche i civili spesso soffrono di perdita dell’udito a lungo termine, dopo essere sopravvissuti a bombe devastanti.
I risultati dello studio possono quindi avere un significato particolare sia per il personale militare che per i civili nelle zone di guerra.

Rigenerare le cellule perse

Con alcuni farmaci subito dopo l’esposizione a un’esplosione, il danno all’orecchio potrebbe essere limitato e la perdita dell’udito ridotta.
I risultati dello studio segnano quindi un progresso significativo per il trattamento della perdita dell’udito. I ricercatori sperano di raggiungere questo obiettivo e di iniziare la sperimentazione umana entro 10 anni.
Tuttavia, per raggiungere l’obiettivo sarà necessario superare la sfida di rigenerare le cellule ciliate e nervose perse all’interno della coclea. Secondo i ricercatori, c’è già un lavoro significativo in corso in relazione a questa sfida.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Plos One” da John Oghalai e il suo gruppo di ricercatori della Stanford University School of Medicine.
Fonte:

www.stanforddaily.com

Similar Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.