Prove testimoniali e Crawford v. Washington
Nel 2004, la Corte Suprema degli Stati Uniti in Crawford v. Washington, 541 U.S. 36 (2004), ha sostenuto che la clausola di confronto del Sesto Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti richiede l’indisponibilità del dichiarante e una precedente opportunità di controinterrogatorio di quella persona per una dichiarazione testimoniale per sentito dire da ammettere come prova. Al contrario, se un testimone è ritenuto indisponibile e non c’è stata la possibilità di controinterrogarlo, solo le dicerie non-testimoniali che rientrano in un’eccezione di diceria saldamente radicata possono essere ammesse come prova. Come per tutte le dicerie, la preoccupazione critica è la mancanza di opportunità di interrogare e confrontare il dichiarante effettivo sulla sua dichiarazione extragiudiziale.
Che cos’è la diceria testimoniale?
Per quanto riguarda la sentenza Crawford, esempi di “dichiarazioni testimoniali” extragiudiziali includono quelle fatte alle forze dell’ordine, ad altri impiegati o funzionari governativi, e dichiarazioni fatte in aule di tribunale o in contesti simili o situazioni analoghe. Questo include la testimonianza precedente in un’udienza preliminare, davanti a un gran giurì, in un processo precedente e anche le situazioni di interrogatorio della polizia. Anche gli affidavit e le deposizioni sono visti come dichiarazioni testimoniali. Fondamentalmente, il filo conduttore tra le dichiarazioni fatte in questi ambienti è la natura più “ufficiale” o formale di tali comunicazioni.
Al contrario, le dichiarazioni per sentito dire a familiari, amici, colleghi e vicini che sono tipicamente informali e di natura colloquiale non sono considerate testimoniali. Le chiamate al 911 e simili dichiarazioni alle forze dell’ordine che, se viste obiettivamente, hanno come scopo principale quello di permettere alle forze dell’ordine di rispondere a un’emergenza in corso, non sono di natura testimoniale.